L’origine del nome

Ipotesi sulla nascita del termine tango

immagine di una coppia di tangueri

Ballare il tango

Trattandosi di un miscuglio di diversi mondi musicali e coreutici, anche nel suo nome confluiscono le varie culture che lo hanno generato, e la tradizione orale del tango dà adito a mille interpretazioni senza nessuna certezza.

L’ipotesi più probabile è quella dell’origine africana: sembra che il termine tango designasse il porto dell’ Africa in cui i trafficanti di schiavi neri da portare in America raccoglievano la loro “merce”, e anche il posto, in terra americana, dove li vendevano.

percussioni africane

percussioni africane

Alcuni lo vedono come deformazione della parola “tambor”, tamburo, strumento immancabile della musica nera, anche se estraneo al tango, che, per estensione, simboleggiava i luoghi dove si erano insediati i neri: il termine tambor pronunciato dai neri era tambò, poi tangò e successivamente l’accento, da tronco, si fa piano, divenendo “tango”.

Un’altra suggestiva ipotesi sulla nascita etimologica del termine è che derivi da Shangò, la maggiore divinità Yorubà, il dio delle tempeste e della folgo­re, che domina anche la danza e la musica.

Nel 1926 appare “Cosas de Negros” dell’uruguayano Vicente Rossi, il primo libro che affronta il tango come un serio oggetto di studio, in cui si sostiene che il tango proviene dalla Milonga, la quale a sua volta deriva dal Candombe, creato e coltivato dai neri di Montevideo nelle loro Accademie di danza.

Candombe di Pedro Figari

Candombe di Pedro Figari

Nei quadri dell’uruguayano Pedro Figari (1861-1938), i neri che ballano il Candombe uno di fronte all’altro, con le gambe piegate quasi a sembrare seduti, e il bacino in avanti, e in alcuni momenti si abbracciano a coppie, con forme che ricordano davvero tanto il tango.
Il ritornello del candombe “Caràm cum ta” ha la stessa scansione di “Café con pan”, facile formula mnemonica di cui ancora oggi si servono gli strumentisti dei complessi per eseguire un ritmo onnipresente nella musica caraibica, che costituisce la base del tango rioplatense.

Il ritmo “Café con pan” marcava i passi della Pasacalle e della Contra­danza che ballavano i padroni creoli, ma anche quelli dei loro schiavi che li imitavano.

I neri di Cuba chiamavano il Candombe “Tango Congo”. I bianchi lo chiamavano Habanera, un sinonimo indovinatissimo per cancellare le tracce africane.

Nel Rio de la Plata il ritmo Tango Congo o Habanera viene chiamato Milonga. Anche questo termine è di derivazione africana; proviene dal dialetto kimbunda e significa “parola, chiacchiera”, a indicare il fatto che questo genere musicale veniva cantato, con un ritmo di 3+3+2. Questa scansione ritmica viene usata molto dal tango d’avanguardia, e ne diventa una sorta di punto distintivo.

Un’altra ipotesi, in verità poco accreditata, fa derivare il termine dal latino “tangere” ovvero “toccare”.

 

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