Il Bandoneon

Bandoneon e bandoneonisti

Il bandoneon, detto anche “fuelle” o “fueye” (mantice) o “gusano” (verme), entr a far parte degli strumenti del tango nei primi anni del ‘900.

Fu introdotto in Argentina da un marinaio brasilisano chiamato Bartolo.

Il nome dello strumento deriva da band oppure dal cognome tedesco Band, forse il nome del suo inventore.

Il bandoneon ha 38 bottoni per la mano destra, 33 per la sinistra, 71 tasti. La marca famosa “AA” è stata fabbricata negli anni Trenta da Alfred Arnold, dagli anni fra il 1933 e il 1971. Un bandoneon aperto supera il metro di lunghezza, e richiede da parte del musicista un grande gioco di braccia e ginocchia. Tende a rallentare il tempo per scandire meglio le notine brevi, infatti la battuta di 2/4 diventa di 4/8 04/4.

Ciò che differenzia il bandoneon dalla fisarmonica è che il tono dei suoni emessi cambia a seconda che il mantice aspiri o spinga fuori l’aria. Il timbro lamentoso e rauco dello strumento in breve tempo  tempo diventerà caratteristico del tango. Ciascun musicista darà il suo contributo personale allo sviluppo delle sue sonorità, esplorandone le mille possibilità.
Genaro “El Tano” Sposito, imprime al bandone6n un fraseggio tutto staccato, saltellante; agilissimo lavoro della mano sinistra; memorabili tournées europee dal 1922 al 1939 a capo della sua Orquesta Argentina.
Vicente “Garrote” Greco scopre che si può anche suonare legato. “El Alernàn” Bernstein inaugurala pratica delle variazioni come nella suite settecentesca: la melodia viene trattata con ornamenti e fioriture, crome e semicrome che ne coprono il motivo principale.
Il “Pacho” Maglio (il nomignolo è la storpi atura dell’ italiano “pazzo”) costituisce il primo trio; i suoi lunghi assolo contribuiscono a far giungere il tango ai caffè del centro cittadino.
Eduardo Arolas (1892-1924), “El Tigre del Bandoneon” arricchisce i motivi con salti di ottava, bassi che borbottano, inaugurando la tecnica dei passaggi a due mani; lascia una ventina di tanghi celebri, tra i quali:
Una Noche de garufa, Cusifai; La Cachila, Araca, Fuegos Artificiales, Camme ilfaut, Marrons glacés, Retintin, El Marne e Rocca, dedicato al violinista Tito Roccatagliata.
Anselmo Aieta: le sue personalissime esecuzioni nel Café Nacional della strada Corrientes Angosta attirano tanti ammiratori che la polizia deve intervenire per fermare il traffico.
“Bachicha”, al secolo Juan Deambroggio, prolunga i suoni della melodia, rivelando un grande senso cantabile; contrattato per lunghe stagioni i n Europa, i nsieme al violinista Eduardo Bianco; I a sua orchestra ha accompagnato Gardel.
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T COME TANGO
Osvaldo Fresedo (1897-?) fonda nel 1918 la sua orchestra, che raggiungerà i 60 anni di carriera, anche in Francia e negli Usa; introduce i timpani e lo xilofono e semplifica le variazioni del bandone6n per rendere omogenea tale scelta timbrica; glissandi sfumati; per la gra~de eleganza, l’orchestra di Fresedo diventa la preferita dell’alta borghesia.
Pedro Maffia (1900-1967), eccezionale caposcuola, titolare della prima cattedra di bandone6n al Conservatorio Municip~l, ~a~u~1 .de Falla’ abbondanti cromatismi, ritmo elastico, rubato, quahta murrnstica del s~ono; introduce gruppetti, mordenti, appoggiature, e accordi di.ott~ note nei vari ribaltamenti. Come compositore, il nome di Maffta SI associa a ricche canzoni-tango, tra lequali La Mariposav e Taconeando” .
Pedro Laurenz (1902-1972), fraseggio nitidamente scolpito, suono brillante, uso delle sincopi, variazioni a moto perpetuo, poliritmia.
Ciriaco Ortiz (1908-1970), bambino prodigio, è il primo a usare lo strumento come “fueye chamuyador”, cioè mantice che parla, con le articolazioni proprie della voce umana, punte accelerate e rallentando, pause e respiri.
Anfhal Troilo (1914-]975), “Pichuco”, chiamato anche “El Gordo” (il grassone) o al rovescio “El Dogor”, e persino “Budda impomatato”, gode anche di un appellativo che ne riconosce i meriti musicali: “El Bandone6n Mayor de Buenos Aires”; coniuga il tango-canci6n col tango ball~bile; r.efe~ente obbligato della generazione di tanghisti nata negli Anni Venti, Sia per le sue doti come strumentista (il primo capace di passare dal legato allo staccato senza soluzione di continuità), sia per il I~ngo e it.Uportantissimo intervento nella storia del tango, come compo­suore e direttore d’orchestra; Troilo comincia, appena quattordicenne, a suonare nell’orchestra del Pacho Maglio; quando nel j 937 forma la sua, con un acutissimo fiuto sceglie i più grandi strumentisti del momento, da Orlando Goni al pianoforte a] giovanissimo Piazzolla, mettendoli gene­rosamente in evidenza, per permutazione rotante; incorpora definitiva­mente i] violoncello e]a viola; i cantanti li considera come uno strumento in più dentro l’orchestra, tagliando le ripetizioni e stimolando la ricerca di nuove intlessioni della voce; antologici i brani suonati a duo con Roberto Grela, il più grande chitarrista del tango. Fra le innumerevoli opere di Troilo, Responso, tango strumentale, e Sur*, tango canci6n, sono ritenuti capoìavort assoluti.

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