{"id":3588,"date":"2015-08-25T20:23:20","date_gmt":"2015-08-25T18:23:20","guid":{"rendered":"http:\/\/www.milangotango.com\/?p=3588"},"modified":"2016-09-19T21:51:18","modified_gmt":"2016-09-19T19:51:18","slug":"lorigine-del-nome","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/milangotango.com\/lorigine-del-nome\/","title":{"rendered":"L’origine del nome"},"content":{"rendered":"

Ipotesi sulla nascita del termine tango<\/h2>\n
\"immagine<\/a>

Ballare il tango<\/p><\/div>\n

Trattandosi di un miscuglio di diversi mondi musicali e coreutici, anche nel suo nome confluiscono le varie culture che lo hanno generato, e\u00a0la tradizione orale del tango d\u00e0 adito a mille interpretazioni senza nessuna certezza.<\/p>\n

L’ipotesi pi\u00f9 probabile \u00e8 quella dell’origine africana: sembra che il termine tango designasse il porto dell’ Africa in cui i trafficanti di\u00a0schiavi neri da portare in America raccoglievano la loro “merce”, e anche il posto, in terra americana, dove li vendevano.<\/p>\n

\"percussioni<\/a>

percussioni africane<\/p><\/div>\n

Alcuni lo vedono come\u00a0deformazione della parola “tambor”, tamburo, strumento immancabile della musica nera, anche se estraneo al tango, che, per estensione, simboleggiava i luoghi dove si erano insediati i neri: il termine tambor pronunciato dai neri era\u00a0tamb\u00f2, poi tang\u00f2 e successivamente l’accento, da tronco, si fa piano, divenendo\u00a0“tango”.<\/p>\n

Un’altra suggestiva ipotesi sulla nascita etimologica del termine \u00e8 che\u00a0derivi\u00a0da Shang\u00f2, la maggiore divinit\u00e0\u00a0Yorub\u00e0, il dio delle tempeste e della folgo\u00adre,\u00a0che domina anche\u00a0la danza e la musica.<\/p>\n

Nel 1926 appare “Cosas de Negros” dell’uruguayano Vicente Rossi, il primo libro che affronta il tango come un serio oggetto di studio, in cui si\u00a0sostiene che il tango proviene dalla Milonga, la quale a sua volta deriva dal Candombe, creato e coltivato dai neri di Montevideo\u00a0nelle loro Accademie di danza.<\/p>\n

\"Candombe<\/a>

Candombe di Pedro Figari<\/p><\/div>\n

Nei\u00a0quadri dell’uruguayano Pedro Figari (1861-1938), i neri che ballano il Candombe\u00a0uno di fronte all’altro, con le gambe piegate quasi a sembrare seduti, e\u00a0il bacino in avanti, e in alcuni momenti si abbracciano a coppie, con forme che ricordano davvero tanto il tango.
\nIl ritornello del candombe “Car\u00e0m cum ta” ha la stessa scansione di “Caf\u00e9 con pan”, facile formula mnemonica di cui ancora oggi si servono gli strumentisti dei complessi per eseguire un ritmo onnipresente nella musica caraibica, che costituisce la base del tango rioplatense.<\/p>\n

Il ritmo\u00a0“Caf\u00e9 con pan” marcava i passi della Pasacalle e della Contra\u00addanza che ballavano i padroni creoli, ma anche\u00a0quelli dei loro\u00a0schiavi che li imitavano.<\/p>\n

I neri di Cuba chiamavano il Candombe “Tango Congo”.\u00a0I bianchi lo chiamavano Habanera, un sinonimo indovinatissimo per cancellare le tracce africane.<\/p>\n

Nel Rio de la Plata il ritmo Tango Congo o Habanera viene chiamato Milonga. Anche questo termine \u00e8 di derivazione africana; proviene dal dialetto kimbunda e significa “parola, chiacchiera”, a indicare il fatto che questo genere musicale veniva cantato, con un ritmo di\u00a03+3+2. Questa scansione ritmica\u00a0viene usata molto dal tango d’avanguardia, e ne diventa una sorta di punto distintivo.<\/p>\n

Un’altra ipotesi, in verit\u00e0 poco accreditata, fa derivare\u00a0il termine\u00a0dal latino \u201ctangere\u201d ovvero \u201ctoccare\u201d.<\/p>\n

 <\/p>\n\"Facebook\"<\/a>\"twitter\"<\/a>\"youtube\"<\/a>","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Ipotesi sulla nascita del termine tango Trattandosi di un miscuglio di diversi mondi musicali e coreutici, anche nel suo nome confluiscono le varie culture che lo hanno generato, e\u00a0la tradizione orale del tango d\u00e0...<\/p>\n","protected":false},"author":4,"featured_media":3599,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":[],"categories":[1],"tags":[11,17,27,19,24,23,12,4],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/3588"}],"collection":[{"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/users\/4"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=3588"}],"version-history":[{"count":6,"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/3588\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":3603,"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/3588\/revisions\/3603"}],"wp:featuredmedia":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/media\/3599"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=3588"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=3588"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=3588"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}