{"id":3552,"date":"2015-07-18T00:27:17","date_gmt":"2015-07-17T22:27:17","guid":{"rendered":"http:\/\/www.milangotango.com\/?p=3552"},"modified":"2016-09-20T12:26:44","modified_gmt":"2016-09-20T10:26:44","slug":"un-po-di-storia","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/milangotango.com\/un-po-di-storia\/","title":{"rendered":"Un po’ di storia"},"content":{"rendered":"
La nascita del tango (come anche moltissime altre cose, in una lotta campanilistica senza fine) viene disputata\u00a0tra argentini di Buenos Aires, (porte\u00f1os) e uruguayani (orientales).
\nLa\u00a0Reina del Plata, la regina del Mar del Plata \u00e8 la metropoli,\u00a0Buenos Aires, e non certamente la piccola capitale uruguayana, Montevideo, ma sulle origini del tango non ci sono certezze, ed \u00e8 sicuro che molto hanno contribuito entrambe alla sua storia.<\/p>\n
Non si pu\u00f2 risalire alle sue origini\u00a0\u00a0con grande precisione poich\u00e9 il Tango \u00e8 di certo una somma di molti elementi musicali e coreutici che si sono mescolati nel tempo.<\/p>\n
L’unica certezza \u00e8 che nasce a Buenos\u00a0Aires alla fine dell’800 e fra i suoi progenitori si individuano l\u2019Habanera, la Milonga, il Candombe, e forse il riferimento al Candombe era solo una presa in giro dei neri che ballavano le loro danze, fatta dai bianchi.<\/p>\n
Verso il 1880 moltissime persone immigrarono in Argentina, paese enorme e con una densit\u00e0 di popolazione molto scarsa, alla ricerca di una condizione di vita migliore. Nelle periferie di\u00a0 Buenos Aires il miscuglio di culture e di razze era enorme, e si trattava sempre di persone provenienti da vari paesi, con un grande senso di nostalgia, emozione che si sente fortemente nel tango.<\/p>\n
Le prime volte in cui compare nella stampa la parola tango:
\n– Il 9 ottobre 1859, a Tucuman in Argentina, in uno spettacolo teatrale annunciato dal giornale argentino “El Eco del Norte”.
\n–\u00a0Nel 1866, a Montevideo, quando fu ballato per la prima volta il tango El Chicoba, come afferma Vicente Rossi nel suo libro “Cosas de Negros”.
\n– Assai prima del 1862,\u00a0secondo\u00a0lo spartito di zarzuela pi\u00f9 antico in possesso del collezionista argentino Bruno Cespi, intitolato El Reldmpago (“Il Lampo”), edito a Montevideo<\/p>\n
Bernab\u00e9 Simarra<\/p><\/div>\n
Una figura chiave dei primordi del tango \u00e8 il Gaucho, una sorta di cowboy solitario, personaggio poetico e mitico,\u00a0con\u00a0coltello e chitarra, vive nelle pampas, un misto di indio e spagnolo, mandriano e avventuroso, giunge in citt\u00e0,\u00a0dove i cavalli, tutt’altro che liberi, forniscono forza motrice ai tram\u00a0pubblici\u00a0appena appaltati dagli inglesi, e prova un acuto senso di estranei\u00adt\u00e0, non ritrovando gli elementi del suo mondo. Spesso, per reazione, diventa un Compa\u00addre, elegante, arrogante\u00a0guappo di periferia facinoroso, ama la citt\u00e0, la vita notturna e la compagnia. Oppure diventa un Compadrito, il bullo\u00a0sconclusionato, tutto chiacchiere ed esteriorit\u00e0, che non si tira indietro se gli capita l’occasione di avere\u00a0una donna da sfruttare.
\nIl personaggio del Gaucho “fa subito folklore argentino”, tanto che\u00a0Bernab\u00e9 Simarra, ballerino famoso e bravissimo, per “vendere” il suo personaggio in Europa, si traveste da gaucho, per dare alla sua danza, nata in realt\u00e0 in citt\u00e0, un’aria pi\u00f9 caratteristica, e guadagnarsi il pane con\u00a0la ricca\u00a0clientela dell’Hotel Excelsior del Lido di Venezia.<\/p>\n
Uno dei primi tango scritti su pentagramma fu il celebre brano\u00a0La Paloma, opera del basco Sebastian de Yradier (1809-1865). I\u00a0marinai lo portarono a Cadice, citt\u00e0 nella quale prende piede, soprattutto nel mondo della\u00a0Zarzuela, opera di teatro musicale tipica spagnola, col nome di tango o, meglio, di tanguillo.<\/p>\n
Il riferimento generico alla musica spagnola \u00e8 di moda e viene sempre dato creando temi di Habanera, come\u00a0la notissima aria della Carmen di Bizet “E’ l’amore uno strano augel” (1875), o la Rapsodie Espagnole di\u00a0Ravel, del 1906.<\/p>\n
Il Tango\u00a0come genere\u00a0flamenco, \u00e8 ben diverso dal\u00a0tanguillo operistico di cui sopra. Nessuno sa dire quali parentele ci siano fra i due generi musicali, e quale sia nato prima, nonostante i molti studi, ma resta chiaro che sono molto diversi fra loro, sia dal punto di vista della danza che della musicalit\u00e0.<\/p>\n
Una cosa \u00e8 certa riguardo all’arrivo del\u00a0tango argentino in Spagna: il compositore spagnolo Isaac Alb\u00e9niz (1860-1909) \u00e8 stato influenzato da quella musica nello\u00a0scrivere i suoi bellissimi concerti di Tangos per pianoforte.<\/p>\n
Non bisogna lasciarsi fuorviare da pseudonimi come Julian Centeya (all’anagrafe Amleto Vergiati), Hugodel Carril (Piero Fontana), Rodolfo Lesica (Rodolfo Alberto Aiello), Ray Rada (Raymundo Rogatti), Pepita Avellaneda (Josefa Calatti), Valeria Lynch (Maria Cristina Lancellotti) o Alba Solis (Angela Herminia Lamberti):\u00a0i cognomi italiani nella storia dei protagonisti del tango raggiungono facilmente il 90 per cento, nonostante la percentuale di popolazione di origine italiana sia di gran lunga pi\u00f9 modesta.
\nI titoli dei brani e i nomi d’arte di musicisti e ballerini spesso si riferiscono alla lingua italiana, e a volte i temi musicali sono ripresi da canzoni popolari italiane, care agli immigrati.<\/p>\n
Anche il tango ha contribuito a diffondere lo stereotipo dell’italiano coi baffi, che beve e piange molto, che canta O Sole Mio\u00a0mentre mangia spaghetti. In Argentina questo personaggio si chiama “tano”, italiano.<\/p>\n
Compositori, strumentisti, direttori d’orchestra, ballerini, parolieri, gli italiani hanno dato al tango un apporto storico di grande rilevanza, partecipando in prima persona sia alla sua gestazione, sia alla sua evoluzione.<\/p>\n
<\/p>\n Le origini del Tango Argentino La nascita del tango (come anche moltissime altre cose, in una lotta campanilistica senza fine) viene disputata\u00a0tra argentini di Buenos Aires, (porte\u00f1os) e uruguayani (orientales). La\u00a0Reina del Plata, la...<\/p>\n","protected":false},"author":4,"featured_media":0,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":[],"categories":[1],"tags":[11,17,19,23,12,4],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/3552"}],"collection":[{"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/users\/4"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=3552"}],"version-history":[{"count":22,"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/3552\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":3641,"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/3552\/revisions\/3641"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=3552"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=3552"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/milangotango.com\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=3552"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}<\/a>
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